Alla cavalcata degli indici americani si è aggiunto proprio in queste settimane il boom dell’indice cinese Csi300. L’euforia sembra dilagare e contagiare le varie piazze di scambio, tenendosi tuttavia a debita distanza da Milano (sia mai) e, a ben guardare, dall’Europa. La domanda sorge spontanea: siamo vicini a una bolla?
In nostro aiuto viene Emiel van den Eiligenberg, Head of Asset Allocation per la LGIM e creatore dell’omonimo indice capace di anticipare le bolle del 2000 e del 2008. La formula dell’indice Eiligenberg è complessa e comprende sia variabili macro che numerosi parametri soggettivi e oggettivi. In un articolo, pubblicato a luglio 2020 sul blog LGIM, troviamo una risposta spiazzante: “l’indice sale leggermente ma non è ancora a livelli allarmanti” (leggi l’articolo aggiornato a febbraio 2020 qui).

Come va interpretato questo grafico e cosa ci dice davvero l’indice? Intanto non è un indicatore di breve periodo quindi non illudetevi di aver scoperto la formula magica per diventare ricchi. Questo indice serve per capire se c’è una bolla in formazione e al momento non sembra ancora essersi acceso l’allarme.
È ormai noto che la repentina ascesa degli indici si deve agli ingenti stimoli della FED unitamente ad un’ondata senza precedenti di trader novellini che, non potendo scommettere sugli sport o a Las Vegas, hanno deciso di puntare sull’unica cosa che si muoveva durante il lockdown: il mercato finanziario. Il settore che su cui hanno “giocato” maggiormente è sicuramente quello tecnologico ed è dunque lecito aspettarsi un po’ di turbolenza nel breve periodo. Questa non è però una buona ragione per escludere aziende tecnologiche e innovative dal proprio portafoglio, sulle quali lo stesso Eiligenberg rimane ottimista.