Bitcoin: tutto ciò che devi sapere sulla criptovaluta che sta cambiando il mondo

Apprezzi e ti intriga la tecnologia Bitcoin ma spesso ti trovi nella situazione in cui un parente, un amico, un collega ti dice “ma in parole povere bitcoin cos’è? cosa fa? Ma soprattutto, perché’?” ?
Bene nell’articolo di oggi mi piacerebbe fare mie le parole di Peter Van Valkenburgh direttore della ricerca presso il Coin Center – la principale organizzazione no profit focalizzata sui problemi politici che devono affrontare le criptovalute – la cui mission è quella di impegnarsi nella ricerca, istruire i responsabili politici e sostenere approcci normativi ragionevoli a questa tecnologia. Peter ha dato risposta proprio a queste domande di fronte al Comitato del Senato degli Stati Uniti per gli affari bancari, abitativi e urbani che si è riunito l’11 Ottobre 2018 per condurre un’audizione sul tema: “Esplorazione dell’ecosistema di criptovaluta e blockchain”. Trovi qui il video del suo intervento.

Potresti pensare che sul blog si è già parlato di questi temi, e non avresti torto, ma io personalmente credo che sia sempre utile approfondire questa materia in quanto troppo spesso, quando si pensa a Bitcoin, si pensa al suo valore rispetto al dollaro e non alla tecnologia in sé. Non mi stancherò mai di dirlo ma è quest’ultima che ha davvero importanza. Così, quando ho ascoltato questo speech l’ho trovato di una chiarezza e semplicità di esposizione e comprensione senza eguali, una sorta di “Elevetor Pitch”, utile per rispondere a interlocutori digiuni al tema, impazienti nel porre domande e distratti nell’ascoltare risposte. Per questo motivo è bene cercare di dare risposte per quanto possibile concise e chiare.

Che cos’è Bitcoin?

Bitcoin è la prima criptovaluta creata e funziona grazie alla prima rete blockchain pubblica al mondo.

Cosa fa Bitcoin?

È semplice. Permette di inviare e ricevere valore da e verso chiunque nel mondo utilizzando solo un computer/smartphone e una connessione a Internet.

Perché è rivoluzionario?

Perché, a differenza di tutti gli altri strumenti per l’invio di denaro su Internet, funziona senza la necessità di affidarsi a un intermediario. L’assenza di società intermedie fa sì che bitcoin sia la prima e l’unica infrastruttura pubblica di pagamenti digitali al mondo. E per “pubblica” si intende semplicemente disponibile per tutti e non di proprietà di una singola entità. Dunque, oggi giorno abbiamo un’infrastruttura pubblica per le informazioni, per i siti web, per le e-mail che tutti noi usiamo ogni giorno. Si chiama Internet. Per quanto riguarda i pagamenti, però, l’unica infrastruttura pubblica che abbiamo è il contante, cioè la carta moneta, e funziona solo nelle transazioni face to face. Prima di bitcoin, se si voleva pagare qualcuno a distanza tramite telefono o internet, non si poteva usare un’infrastruttura pubblica. Avremmo dovuto affidarci a una banca privata per “aprire” i suoi libri contabili e aggiungere una voce nel libro mastro che addebiti noi e accrediti la persona che stiamo pagando. E se entrambi non utilizziamo la stessa banca, allora ci saranno più banche (ognuna delle quali tratterrà per se un pezzettino – commissioni) e più voci nel libro mastro. Con bitcoin, il libro mastro è la blockchain pubblica e chiunque può aggiungere una voce al libro mastro per trasferire i propri bitcoin a qualcun altro. E chiunque, indipendentemente dalla nazionalità, dalla razza, dalla religione, dal genere, dal sesso o dalla solvibilità, può, senza alcun costo, creare un indirizzo bitcoin per ricevere pagamenti digitali. Bitcoin è la prima
moneta pubblica accessibile a livello globale.

È perfetto?

No. Nemmeno la posta elettronica lo era quando è stata inventata nel 1972. Bitcoin non è il denaro migliore sotto ogni punto di vista. Non è ancora accettato ovunque, non è usato spesso per quotare i prezzi e, nel breve termine, non è sempre una riserva di valore stabile. Ma funziona. E il solo fatto che funzioni senza intermediari fidati è sorprendente. È un’innovazione informatica che avrà un’importanza per la libertà, la prosperità e il benessere umano pari a quella della nascita di Internet. E bitcoin è solo l’inizio. Se siamo in grado di sostituire le infrastrutture di pagamento private, allora possiamo sostituire anche altri ostacoli privati all’interazione umana.

Perché dovremmo voler costruire più infrastrutture pubbliche? Perché dovremmo preferire le blockchain agli intermediari aziendali privati? Perché dovremmo tollerare le inefficienze delle blockchain e lavorare per migliorarle?

Il motivo è semplice: gli intermediari aziendali che forniscono le infrastrutture critiche di oggi, ma di proprietà privata, stanno diventando meno numerosi, più grandi e più potenti, e i loro fallimenti sono sempre più gravi. (Silicon Valley Bank fallisce e viene inglobata da First Citizens BancShares così come Credit Suisse inglobata da UBS o come First Republic Bank inglobata da JpMorgan).
Vediamo ora alcuni aneddoti per capire come mai non dovremmo volere che le infrastrutture di particolare importanza siano poche, potenti ed enormi:

  • Circa la metà di tutti gli americani, 143.000.000 di persone, hanno esposto i loro numeri di previdenza sociale agli hacker a causa di una violazione di Equifax (un’agenzia di segnalazione del credito al consumo multinazionale americana).
  • La rete Swift ha trasmesso centinaia di milioni di dollari in transazioni fraudolente a causa della violazione di banche associate in Bangladesh, Vietnam, Ecuador e Russia. L’FBI sospetta ora che il più grande di questi hack sia stato perpetrato dalla Corea del Nord.
  • Dipendenti corrotti di basso livello di una banca indiana, la Punjab National, sono riusciti a certificare in modo fraudolento i messaggi Swift, rubando 1,8 miliardi di dollari. Si tratta infatti della più grande rapina in banca della storia.
  • Nell’ottobre 2016, circa 1,2 milioni di dispositivi connessi a Internet sono stati violati e trasformati in una botnet che per diverse ore ha reso indisponibili importanti siti web in Europa e Nord America, tra cui CNN e Fox News, New York Times e Wall Street Journal. Sempre più spesso le macchine fisiche vengono collegate a Internet per aumentare le loro capacità. Sono collegate attraverso server di proprietà e gestiti da intermediari privati e fidati. I cosiddetti pacemaker dell’Internet delle cose di St.Jude’s Hospital sono stati violati, i baby monitor di Trendnet sono stati violati e le Jeep di Jeep sono state violate al punto da poter essere comandate a distanza e portate fuori strada.

Ora, queste vulnerabilità sono inevitabili nei sistemi che presentano singoli punti di guasto. Non importa se il punto di guasto è un’azienda o un governo. Non dovrebbe mai esserci un singolo punto di guasto. Simili punti di interruzione esistevano già prima di Internet. Se si voleva trasmettere un messaggio, si doveva passare attraverso una delle poche emittenti televisive o una manciata di giornali. Le aziende private sono quindi inutili e pericolose? Tutt’altro sono essenziali, ma nessuna infrastruttura critica dovrebbe dipendere da una o due di queste aziende. Internet ha eliminato i singoli punti di fallimento nelle infrastrutture di comunicazione e ha dato il via a un’ondata di concorrenza tra le nuove società di media.

Conclusioni

Basandosi sui suoi binari pubblici, Bitcoin e le blockchain possono disintermediare in modo analogo le infrastrutture critiche di pagamento e IoT. La tecnologia non è ancora pronta a rispondere a tutte queste domande dell’ultimo paragrafo, ma è senz’altro la nostra migliore speranza. E come per Internet negli anni ’90, abbiamo bisogno di una politica a favore dell’innovazione che regolamenti con un tocco leggero per garantire che queste innovazioni fioriscano a beneficio e per la sicurezza di tutti. Una regolamentazione troppo “tranchant” rischierebbe, come in tutto ciò che è troppo regolamentato o addirittura vietato, di far desistere le menti brillanti che necessitano di un ambiente legislativo agile e funzionale e far prosperare solamente attori fraudolenti.

Il viaggio continua, ci vediamo alla prossima tappa!

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