Interessi in gioco

Con questo articolo proverò ad aprire una porta sul futuro dell’industria videoludica. Prima però, concedetemi un breve viaggio nei ricordi.

Natale 1996, come da tradizione la mia famiglia si riunì in occasione della cena della Vigilia e verso mezzanotte eravamo tutti pronti a scartare i regali accatastati sotto l’albero. Io, appena undicenne, guardai mio nipote di 6 anni intento ad aprire un regalo che già dalle dimensioni prometteva piuttosto bene. Quando finì di scartarlo strabuzzai gli occhi e sentii un moto d’invidia pervadere ogni centimetro del mio corpo. Tra le mani stringeva una nuova e fiammante Play Station 1. Ci rimasi di merda (e non vi chiedo scusa per l’eufemismo), perché negli anni precedenti avevo sognato Game Boy,  Sega Master System e Super Nintendo senza mai vedere nessuna di queste console neanche da lontano.

Dovetti aspettare 8 anni prima di riuscire a mettere le mani sulla mia prima console: la Play Station 2. Oggi nulla è cambiato a parte il tempo decisamente inferiore che ho da dedicare a questa passione.  In 30 anni ho vissuto da consumatore l’evoluzione del mercato videoludico e oggi, per la prima volta, lo analizzerò con uno sguardo completamente diverso. Quello da investitore.

Breve storia del mercato videoludico.

Anni ’70: Atari sviluppa il mitico Pong ma è con Space Invaders che i cabinati iniziano a invadere centri commerciali, bar e sale arcade.

Anni ’80: Pac-Man si mangia in un sol boccone sia la musica pop che Holliwood. I videogiochi sono un affare da quasi 12 miliardi di dollari, non proprio un giochino per bambini.

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20 anni di musica, film e videogiochi a confronto.

 

Anni ’90: grafica 3D e lettori ottici fanno schizzare le performance e i profitti. Ormai è un’industria da 30 miliardi di dollari l’anno.

Anni ’00: con la diffusione degli smartphone e l’incremento delle prestazioni hardware si sviluppa un nuovo mercato, quello dei mobile-games. Nel 2010 si toccano i 90 miliardi di dollari.

Anni ’10: la quota console e PC rimane stabile mentre  raddoppia quella dei mobile game. Si sente sempre più parlare di e-sport e di videogiocatori professionisti. Nasce Twitch Tv, un sito dove puoi seguire in diretta le partite dei giocatori più bravi del pianeta. Amazon la compra. Se vi state chiedendo il perché sappiate che ogni giorno alla piattaforma si collegano 15 milioni di utenti. Capito perché Netflix ha paura dei videogiochi?

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Fonte: Wikipedia

Cosa ci riserva il futuro dei videogiochi?

Qualche mese fa mi ha colpito un titolo della Gazzetta: “Sampdoria che colpo. Preso Blackarrow, n°1 del calcio…virtuale“. A un lettore distratto potrebbe sembrare una notizia sciocca, in realtà è una perfetta fotografia dei tempi che stiamo vivendo. Se i ragazzi passano il tempo su Twitch anziché davanti a un televisore (o allo stadio) proviamo ad avvicinarli al calcio vero con l’aiuto di quello virtuale.

La stessa FIFA si è accorta che i giovani d’oggi amano il pallone virtuale tanto da realizzare un campionato mondiale parallelo.  Sicuramente gli e-sport continueranno a crescere e non mi stupirei se un giorno entrassero a far parte delle discipline olimpioniche.

Ma a parte una popolarità sempre maggiore sarà un altro il grande step a cui prima o poi assisteremo: l’addio dell’hardware. Niente console o costosi PC in cameretta da aggiornare ogni 2 o 3 anni. Entro un decennio sarà sufficiente una buona connessione per giocare all’ultimo capitolo di Fifa. I calcoli verranno fatti in cloud e le immagini arriveranno sulla tua TV. Vi sembra fantascienza? Eppure non è niente che non abbiate già vissuto sulla vostra pelle. Ricordate i videoregistratori? E poi i lettori DVD? E i Blu Ray? Avreste mai pensato un giorno di accedere a cataloghi pressoché infiniti di video e serie tv usando solamente il vostro televisore e una connessione a internet?

Giocheremo ai videogiochi allo stesso modo con cui oggi  ascoltiamo la musica e guardiamo la tv. Non compreremo più il singolo prodotto, ma pagheremo un abbonamento che garantirà l’accesso a un grande catalogo, in una sola parola: game as a service. Questo processo è già iniziato e un’azienda in particolare ha mosso i primi passi in questa direzione.

Electronic Arts

Tutti, e intendo proprio tutti, almeno una volta nella vita abbiamo giocato a un titolo firmato EA. The Sims, Fifa, Battlefield, Need for Speed per citare solo i più famosi. Quello che EA quindi fa è sviluppare, pubblicare e distribuire videogiochi.

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Un “normale” pomeriggio estivo in The Sims 4.

Negli ultimi anni, grazie alla diffusione della banda larga e all’incremento della distribuzione digitale dei propri prodotti, Electronic Arts ha goduto di margini in crescita.  La sua strategia prevede inoltre di allungare la vita media di ogni singolo videogioco rilasciando nuovi contenuti a pagamento come aggiornamenti, pacchetti speciali, add-on, nuovi capitoli e via dicendo.

EA è particolarmente forte sulle console dove totalizza il 70% della revenue, mentre la restante fetta della torta se la spartiscono a metà PC e mobile, con quest’ultimo in forte crescita anno su anno.

Analizzando i guadagni derivati dalle vendite digital possiamo notare che dei 3.75 miliardi di dollari quasi il 60% deriva da microtransizioni, contenuti extra e abbonamenti.
Abbonamenti? Sì, esattamente ciò di cui vi parlavo prima. Si chiama “
Ea Access” ed è un servizio al momento disponibile solo su Xbox che, a fronte di un piccolo pagamento annuale, permette ai giocatori di accedere a una parte del catalogo EA oltre che ottenere prove gratuite di giochi appena usciti e via dicendo.
A proposito di microtransizioni merita un approfondimento la moda dilagante dei “battle royale game” come Fortnite.

Il gioco è un free to play in terza persona sviluppato da Epic Games (di cui una percentuale è detenuta da Tencent) . I giocatori vengono paracadutati su una mappa che con il passare del tempo si restringe sempre di più. Una volta atterrato dovrai essere veloce a cercare armi e difese. Se vieni ucciso sei fuori, se sopravvivi abbastanza a lungo per rimanere l’ultimo vinci. Questo e altri giochi simili sono gratuiti ma non lasciatevi trarre in inganno, sono un’autentica miniera d’oro grazie alla vendita di oggetti estetici in game. EA per mettere un piede in questo lucrativo settore ha da poco pubblicato Apex Legends, che pare essere partito molto bene (50 milioni di giocatori nel primo mese).

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Solo i migliori sopravvivono per più di due minuti. Io probabilmente morirei dopo 2 secondi.

Diamo ora un’occhiata al grafico per capire qual è la narrativa su questo titolo.

Grafico EA

Dopo aver toccato i 151$ è iniziato il tracollo insieme al resto del mercato di fine 2018 e le quotazioni si sono fermate solo sui massimi del 2016 a 73$. L’ultimo earning report non ha contribuito a tranquillizzare gli investitori così siamo ancora ben lontani dai massimi del 2018, il titolo infatti quota poco sotto i 100$.

Perché l’ultimo earning report ha deluso gli investitori?

  1. Risultati terzo quarto deboli;
  2. Guidance 2019 viste al ribasso.

Ci sono molte cose che non hanno funzionato nel periodo natalizio. Battlefield V, uno dei suoi più grandi e noti franchise, ha mancato di un milione di copie l’obiettivo di vendite a causa di uno slittamento della pubblicazione del gioco e all’assenza di una modalità “Battle Royale”. Fifa ha performato male in Cina così come due importanti titoli usciti per il mobile non sono riusciti a ottenere i risultati attesi.

Perché resto fiducioso e penso che questo sia un buon momento per entrare su EA?

La prima ragione è il nuovo modello di business che stanno costruendo: game as service. Ci vorrà del tempo e probabilmente nel breve periodo cannibalizzerà le vendite ma sul lungo il vantaggio competitivo è immenso.

Seconda ragione: Apex Legends è la dimostrazione di un’azienda capace di reagire velocemente e con successo alle dinamiche del mercato. Nel breve periodo tutte le notizie positive riguardanti questo gioco impatteranno sicuramente sull’andamento del titolo ma non è una cosa su cui mi focalizzerei.

Terza ragione: durante l’earning report la compagnia ha annunciato di aver creato un reparto che si dedicherà totalmente all’innovazione. Forse perché si sono resi conto di aver spremuto troppo i propri ip di successo (Fifa, Madden, Battlefield etc…) peccando invece per quanto riguarda originalità.

Se pensate di sopportare la volatilità penso questa sia una buona occasione di acquistare un titolo che vede il proprio prezzo ben lontano dai massimi del 2018. Il futuro dei videogiochi è roseo e EA continuerà a essere uno dei più importanti player in circolazione.

Sei interessato al mercato e ti interessa approfondire altre aziende? Ecco una lista che contiene i principali player quotati: Activision, Ubisoft, Take Two, Tencent, Turtle Beach.

Se nell’articolo hai trovato inesattezze oppure la pensi in modo diametralmente opposto, sappi che sono un grande estimatore del disaccordo ragionato: non esitare a esporre la tua view nei commenti, non mi importa aver ragione ma scoprire chi dei due ha ragione.

Come sempre auguro buon divertimento a tutti e sopratutto buoni investimenti.

 

 

 

 

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